martedì 11 ottobre 2016
giovedì 6 ottobre 2016
15 anni (6 Ottobre 2001)
Grazie amore per quello
che sei. Mai ho dubitato, mai mi sono sentito solo. Solo perchè tu
sei con me ancora oggi, dopo quel giorno in cui ci siamo promessi
sposi per sempre, davanti a Dio e davanti agli uomini.
Grazie perchè sopporti
un testone a cui piace sempre e comunque andare controcorrente.
Perchè mi sollevi quando mi sento distrutto dalla fatica della vita.
Perchè sai chi hai sposato ma continui ad amarmi.
Per i figli che mi hai
dato e non solo.
A volte la vita è un
aquilone trascinato dal vento, a volte un filo d'erba che cresce e
deve sopportare di essere calpestato, ma essere assieme vuole dire,
affrontare ogni momento mano nella mano e questo non mi è mai
mancato.
Perchè sie quello che
sei come lo sono io, senza menzogna e ipocrisia. Del resto non si può
piacere a tutti, ma di certo tu piaci a me come il primo giorno,
anzi... ti amo.
martedì 4 ottobre 2016
Posto che vai usanza che trovi
La sua capacità di
socializzare e stabilire relazioni con un ampio numero di individui
sono due tra le caratteristiche umane più significative e che hanno
di fatto determinato lo sviluppo economico e culturale dell'uomo.. Ma
le relazioni sociali non sono sempre semplici. Socializzare vuole
dire ascoltare, condividere, capire, ragionare, discutere, ecc... Il
confronto è assolutamente necessario, come sono necessarie norme
comunemente accettate che regolino lo stare insieme.
Ce ne rendiamo conto
quando abbiamo a che fare con persone che provengono da posti diversi
con culture diverse e modi di fare diversi. Questo problema è
presente oggi come lo era duemila anni fa . Nel momento in cui la
chiesa cristiana divenne una cosa diversa da quello che era stata,
fino ad allora la fede ebraica, da cui deriva, dovette affrontare il
problema. Perchè non era più relegata ad un unico popolo con
un'unica origine e cultura molto simile tra gli appartenenti. Ma era
una fede per la prima volta “universale”. Dio non era solo quello
di una ristretta cerchia di persone, ma era il Dio di ogni essere
umano che comminava o che avrebbe camminato su questa terra.
In maniera incredibile,
questa nuova fede si diffuse un po' ovunque nel giro di poco più di
cento anni. Arrivò in Grecia come a Roma, partendo da un piccolo
paese, politicamente ed economicamente quasi insignificante come
Gerusalemme. Paolo ci racconta che arrivò anche a Corinto e lì
dovette confrontarsi con quella che era la cultura e le usanze di
quella parte di mondo, che aveva influenzato, fino a quel momento
tutto il mondo conosciuto; esportando ovunque la propria cultura e
credo religioso. A Corinto c'era un gruppo di cristiani che dovevano
confrontarsi ogni giorno con il resto della popolazione di una
cittadina tra le principali della Grecia antica in cui era presente
il tempio dedicato ad Apollo, importante divinità greca. Una delle
usanze del luogo era quella che le donne sposate o promesse spose
dovevano essere velate per simboleggiare questa condizione. Trovate
qui i
riferimenti storici.
Questa usanza
greco-pagana era molto diffusa e ancor più sentita in Grecia e a
Corinto, tanto che Paolo dovette intervenire (I Corinzi 11:2-16) per
ribadire la necessità di non contraddire questo modo di fare, per
non incorrere in quella che oggi chiameremo “cattiva
testimonianza”. A Corinto le uniche donne senza velo erano le
bambine o le prostitute e chiunque avesse contraddetto tale regola
sarebbe stata così percepita. Non utilizzarlo avrebbe di certo
significato disonorare il marito e Dio stesso davanti agli abitanti
di Corinto. Paolo ci insegna che è assolutamente necessario per un
cristiano rispettare il prossimo e rispettare il suo modo modo di
essere, nonché le regole sociali del luogo in cui ci troviamo. Ciò
non vuol dire conformarsi, ma vuole dire amare il prossimo.
lunedì 19 settembre 2016
#Diversità
Non so se avete notato:
c'è sempre qualcuno che cerca di convincerti che ciò che lui vende
o pensa o dice, è la cosa giusta, santa e indiscutibilmente corretta
da fare. Quando a me qualcuno tende a imporre qualcosa, è esattamente
la volta che farò il contrario.
Ognuno nasce con una
propria personalità. L'ho potuto constatare nei miei figli: alcuni
caratteri salienti del loro modo di fare erano tali già appena nati.
Mia figlia ad esempio, pretendeva già molta attenzione dagli altri
dopo poche ore che era nata, e ha continuato a pretenderlo.
Ognuno nasce con le proprie caratteristiche, ognuno nasce diverso. Non esistono e mai esisteranno due uomini uguali in tutto e per tutto. Neppure i gemelli monozigoti lo sono; la madre riesce a distinguere con uno sguardo l'uno dall'altro.
Ognuno nasce con le proprie caratteristiche, ognuno nasce diverso. Non esistono e mai esisteranno due uomini uguali in tutto e per tutto. Neppure i gemelli monozigoti lo sono; la madre riesce a distinguere con uno sguardo l'uno dall'altro.
Ciò che vale per
l'aspetto fisico vale anche per l'aspetto mentale. Ognuno ha le sue
idee il suo modo di affrontare la vita, di esprimere gioia o dolore,
perchè non siamo fatti solo di carne ma anche di sentimenti, paura,
gioia, pensieri, idee, coraggio.... Ognuno ha il suo modo di parlare
a Dio, ha il Suo modo di esprimersi per cercare di muovere i
sentimenti di Dio nei nostri confronti.
C'è chi alza le mani,
c'è chi si inginocchi fino a terra,
c'è chi piange,
c'è chi ride,
chi sorride,
c'è chi sta fermo e
c'è chi si muove,
c'è chi canta e
c'è chi balla;
ognuno ha il suo. E lo sapete perchè?
C'è chi alza le mani,
c'è chi si inginocchi fino a terra,
c'è chi piange,
c'è chi ride,
chi sorride,
c'è chi sta fermo e
c'è chi si muove,
c'è chi canta e
c'è chi balla;
ognuno ha il suo. E lo sapete perchè?
Perchè a Dio piace la
diversità!!!
Non esistono due cose,
due persone, due esseri viventi uguali tra di loro su questa terra.
Viviamo nel regno dell'assoluta diversità. Ma Dio a tutta questa
diversità ha dato anche un ordine.
Tutto ciò l'ha creato
Dio e l'ha creato diverso, perchè a Dio piace le diversità.
Siate diversi. Siate voi
stessi. Siate uomini e donne vere.
venerdì 16 settembre 2016
GENERAZIONI
La carta d'identità dice
il contrario, ma mi piace sentirmi ancora giovane. Mi piace chiedere
permesso ai miei figli per essere parte del loro mondo, anche
se in pratica non mi appartiene e ne posso essere solo ospite. Da
bravo genitore desidero il meglio per i miei figli, ma so anche che
per un cristiano il meglio non è il cellulare di ultima generazione
o il computer super veloce, ma il meglio che posso dare a mio figlio
è Gesù.
Nulla porterò come il
giorno della mia morte, lascerò tutto qui, presentandomi davanti a
Dio nudo ma senza vergogna. Voglio però oggi avere la speranza di
portare con me, davanti a Dio, i miei figli, a suo tempo.
Sono stato giovane anche
io, sono stato ribelle e sono cresciuto a volte facendo il meglio,
altre commettendo errori che poi ho pagato. I nostri figli
inevitabilmente passeranno da percorsi analoghi, e noi possiamo fare
poco per evitargli gli errori e non è certo costringendoli che li
porteremo a Dio, perchè Gesù è libertà.
Ricordo un monitore di
scuola domenicale che quando i suoi alunni non ubbidivano, come
punizione raddoppiava il tempo della preghiera. Potevano questi
giovani capire la bellezza e l'importanza della preghiera in questa
maniera?
Ogni genitore e membro di
chiesa ha davvero una grande responsabilità che è quella di fare in
modo che i propri figli e più genericamente i giovani, seguano Cristo;
perchè sono loro i primi a cui siamo chiamati a testimoniare, o per
lo meno a non impedire con il nostro comportamento che questi incontrino Gesù nella loro vita.
I giovani devono sentirsi
a casa loro in chiesa, devono sentire di farne parte e di essere una
componente importante, perchè sono importanti per la chiesa. Se i
giovani se ne vanno non è solo colpa loro, ma lo è anche di chi non
sa capire che la moda, il modo di vestire, i gusti musicali, ecc...
non sono dottrina, ma sono solo frutto del conflitto generazionale
che c'è oggi come c'era trenta o duemila anni fa.
Ognuno di noi prima di
diventare grande è stato giovane, ma a un certo punto della vita
tutti lo negano o se ne dimenticano. Paolo ne era cosciente delle
diversità di opinione nonché generazionali, presenti nelle nostre
chiese come in quelle di duemila anni fa, tanto che a un certo punto
invita i fratelli a “sopportarsi gli uni gli altri” (Colossei
3:9-14). Io non vi chiedo però di sopportare ma di amare e capire
vostro figlio o il giovane che vi trovate seduto accanto in chiesa o in qualsiasi circostanza della vita.
Perchè loro sono l'unica cosa che un giorno potremo dire di aver portato in
cielo ed è l'unica cosa che davvero importa davanti il trono di Dio,
dove tutte le cose che non hanno alcuna importanza come la moda, la
gonna, il pantalone, il cellulare, il trucco e il non trucco, il
sorriso e il pianto, la musica rock e la musica classica, e tutto il
resto, saranno arsi, diventeranno polvere, dispersi dal vento e non
se ne troverà più traccia. Davvero vale la pena perdere tempo con
queste cose?
Eclesiaste 3:1 Per
tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il
cielo
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