venerdì 16 settembre 2016

GENERAZIONI 




La carta d'identità dice il contrario, ma mi piace sentirmi ancora giovane. Mi piace chiedere permesso ai miei figli per essere parte del loro mondo, anche se in pratica non mi appartiene e ne posso essere solo ospite. Da bravo genitore desidero il meglio per i miei figli, ma so anche che per un cristiano il meglio non è il cellulare di ultima generazione o il computer super veloce, ma il meglio che posso dare a mio figlio è Gesù.
Nulla porterò come il giorno della mia morte, lascerò tutto qui, presentandomi davanti a Dio nudo ma senza vergogna. Voglio però oggi avere la speranza di portare con me, davanti a Dio, i miei figli, a suo tempo.
Sono stato giovane anche io, sono stato ribelle e sono cresciuto a volte facendo il meglio, altre commettendo errori che poi ho pagato. I nostri figli inevitabilmente passeranno da percorsi analoghi, e noi possiamo fare poco per evitargli gli errori e non è certo costringendoli che li porteremo a Dio, perchè Gesù è libertà.
Ricordo un monitore di scuola domenicale che quando i suoi alunni non ubbidivano, come punizione raddoppiava il tempo della preghiera. Potevano questi giovani capire la bellezza e l'importanza della preghiera in questa maniera?
Ogni genitore e membro di chiesa ha davvero una grande responsabilità che è quella di fare in modo che i propri figli e più genericamente i giovani, seguano Cristo; perchè sono loro i primi a cui siamo chiamati a testimoniare, o per lo meno a non impedire con il nostro comportamento che questi incontrino Gesù nella loro vita.
I giovani devono sentirsi a casa loro in chiesa, devono sentire di farne parte e di essere una componente importante, perchè sono importanti per la chiesa. Se i giovani se ne vanno non è solo colpa loro, ma lo è anche di chi non sa capire che la moda, il modo di vestire, i gusti musicali, ecc... non sono dottrina, ma sono solo frutto del conflitto generazionale che c'è oggi come c'era trenta o duemila anni fa.
Ognuno di noi prima di diventare grande è stato giovane, ma a un certo punto della vita tutti lo negano o se ne dimenticano. Paolo ne era cosciente delle diversità di opinione nonché generazionali, presenti nelle nostre chiese come in quelle di duemila anni fa, tanto che a un certo punto invita i fratelli a “sopportarsi gli uni gli altri” (Colossei 3:9-14). Io non vi chiedo però di sopportare ma di amare e capire vostro figlio o il giovane che vi trovate seduto accanto in chiesa o in qualsiasi circostanza della vita. Perchè loro sono l'unica cosa che un giorno potremo dire di aver portato in cielo ed è l'unica cosa che davvero importa davanti il trono di Dio, dove tutte le cose che non hanno alcuna importanza come la moda, la gonna, il pantalone, il cellulare, il trucco e il non trucco, il sorriso e il pianto, la musica rock e la musica classica, e tutto il resto, saranno arsi, diventeranno polvere, dispersi dal vento e non se ne troverà più traccia. Davvero vale la pena perdere tempo con queste cose?

Eclesiaste 3:1  Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo




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