mercoledì 31 dicembre 2008

La passione (6)


Giovanni 19:17-42 Ed egli, portando la sua croce, si avviò verso il luogo detto "del Teschio", che in ebraico si chiama "Golgota",
dove lo crocifissero, e con lui due altri, uno di qua e l'altro di là, e Gesù nel mezzo.
Or Pilato fece anche un'iscrizione e la pose sulla croce, e vi era scritto: "GESÙ IL NAZARENO, IL RE DEI GIUDEI".
Così molti dei Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città, e quella era scritta in ebraico, in greco e in latino.
Perciò i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: «Non scrivere: "Il re dei Giudei", ma che egli ha detto: "Io sono il re dei Giudei"».
Pilato rispose: «Ciò che ho scritto, ho scritto».
Or i soldati, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato, e la tunica. Ma la tunica era senza cuciture, tessuta d'un sol pezzo da cima a fondo.
Dissero dunque fra di loro: «Non stracciamola, ma tiriamola a sorte per decidere di chi sarà»; e ciò affinché si adempisse la Scrittura, che dice: «Hanno spartito fra di loro le mie vesti, e hanno tirato a sorte la mia tunica». I soldati dunque fecero queste cose.
Or presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria Maddalena.
Gesù allora, vedendo sua madre e presso di lei il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quel momento il discepolo l'accolse in casa sua.
Dopo questo, sapendo Gesù che ogni cosa era ormai compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: «Ho sete».
Or c'era là un vaso pieno d'aceto. Inzuppata dunque una spugna nell'aceto e postala in cima ad un ramo d'issopo gliela accostarono alla bocca.
Quando Gesù ebbe preso l'aceto disse: «È compiuto». E, chinato il capo, rese lo spirito.
Or i Giudei, essendo il giorno di Preparazione, affinché i corpi non rimanessero sulla croce il sabato, perché quel sabato era un giorno di particolare importanza, chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via.
I soldati dunque vennero e spezzarono le gambe al primo e poi anche all'altro, che era crocifisso con lui;
ma, arrivati a Gesù, come videro che era già morto, non gli spezzarono le gambe,
ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua.
E colui che ha visto ne ha reso testimonianza e la sua testimonianza è verace, ed egli sa che dice il vero, affinché voi crediate.
Queste cose infatti sono accadute affinché si adempisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso».
E ancora un'altra Scrittura dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Dopo queste cose, Giuseppe d'Arimatea che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di poter prendere il corpo di Gesù; e Pilato glielo permise. Egli dunque venne e prese il corpo di Gesù.
Or venne anche Nicodemo, che in precedenza era andato di notte da Gesù, portando una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre.
Essi dunque presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in panni di lino con gli aromi, secondo il costume di sepoltura in uso presso i Giudei.
Or nel luogo dove egli fu crocifisso c'era un orto, e nell'orto un sepolcro nuovo nel quale non era ancora stato posto nessuno.
Lì dunque, a motivo del giorno di Preparazione dei Giudei, misero Gesù perché il sepolcro era vicino.

Gesù condannato viene posto sulla croce. Un atto di pazzia se pensiamo che Egli si lascia mettere in croce senza reagire, senza difendersi ma ribadendo la Sua missione alle richieste di Pilato, che probabilmente rimane colpito dalle Sue parole, ma nulla fa per impedire quella morte. In quel momento nessuno capisce la forza di quel gesto, ma più tardi i Suoi discepoli capiranno quella morte che porta in realtà la vita nel mondo. Egli è dato sulla croce per i nostri peccati, perché ognuno di noi che sappia accettare quel gesto ritrovi la pace e l’unione con Dio stesso. Forse parlare di peccato nel ventesimo secolo può apparire troppo antico, ma il gesto di Gesù non lo è, continua a rimanere attuale, è la follia che diventa suprema ragione e verità, un gesto che sovverte ogni logica.
Presso la croce erano presenti anche sua madre Maria, che probabilmente era rimasta con lui dopo la morte del padre. Le vedove erano all’ultimo gradino della scala sociale e se non avevano qualcuno che le sostenesse potevano anche morire di fame. Gesù morente sulla croce, sapendo di non poter più sopperire ai bisogni di Sua madre la affida al Suo discepolo Giovanni, che da quel giorno la accoglie a casa sua. A me ha sempre impressionato questa premura di un uomo morente e sofferente, che rimane come l'ultimo gesto di altruismo nei confronti di chi ama prima di lasciarli.
Egli dà se stesso per noi, soffre per noi, è il gesto di un padre che vede il proprio figlio in pericolo e fa di tutto per aiutarlo, arriva anche a dare se stesso in nome dell’amore per quel figlio. La Sua premura è assoluta tanto grande da trovare il modo di affidare la madre vedova alle cure del Suo discepolo. Quel gesto si rinnova ogni giorno nel cuore di chi desidera stare vicino a Dio.