mercoledì 16 maggio 2018


I am of Jesus

Molti anni fa mi regalarono questo Tao intagliato nel legno di ulivo. Stavo attraversando, in quel periodo, in momento molto grigio della mia vita, in cui avevo bisogno di cambiamento. A volte il cambiamento è necessario per crescere, ma per crescere spesso è necessario tagliare alcuni rami della tua vita che ti legano a situazioni che non ti rendono felice. In quel periodo buio, ho avuto alcuni veri amici che hanno continuato a starmi accanto e tenevo al collo questo simbolo, che non ha nulla di magico o spirituale in sé, ma mi ricordava ogni giorno che “io sono di Gesù”.
Detta così qualcuno potrebbe storcere il naso e pensare ad una sorta di schiavitù, ma in realtà è vero il contrario. Gesù è venuto per liberare noi dalla schiavitù, e per renderci liberi, per farci e renderci parte di sè stesso e di tutto ciò che ha. Per donarci vera vita.
Oggi, dopo anni, rimetto al collo quel simbolo, perché voglio continuare a ricordarmi che “io sono di Gesù”, qualunque strada oggi o domani prenderà la mia vita. Perché la vita si sa “E’ come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”. Non sai mai le strade che prenderà, ma io voglio continuare ad essere di Gesù, col sorriso stampato in faccia della felicità che mi dà questa cosa.

lunedì 26 marzo 2018

Sentieri antichi


Non so se avete notato, ma tra i pastori e credenti questa frase sta tornando di moda. Era un po’ che non la sentivo, ma ora causa alcuni movimenti evangelici che propongono un modo di essere cristiani più attuale, hanno sentito l’esigenza di riaffermare una presunta superiorità dei tempi antichi. Un po’ come quando uno un po’ più anziano, che avrebbe tanto da insegnare, esalta i suoi tempi come momenti di più elevata moralità, felicità e quant’altro, in paragone a quella attuale. Non so se avete notato ma è sempre capitato così, i vecchi tempi sono sempre esaltati come migliori, da tutte le generazioni che fino ad oggi si sono avvicendate su questa terra, il chè farebbe pensare che il gusto del vintage, sia qualcosa di insito nell’animo umano, inscindibile da esso.
Parlare di tempi antichi può risultare molto affascinante e poetico, ma ho notato che ognuno di quelli che parla di tali periodi ha un ricordo diverso di cosa intende per “sentieri antichi”. Ognuno ha un suo ricordo di quei momenti, a seconda di dove e quando li ha vissuti, come è normale che sia, ma sembra che sia molto difficile averne un ricordo obiettivo. E’ sicuramente utile avere uno sguardo nel passato per poter imparare dal bello e dal brutto, ma se la storia la scrivono i vincitori, è anche vero che i ricordi spesso si annebbiano e diventano miti, ma di certo il mondo che stiamo vivendo non è lo stesso di qualche decennio fa. Chi propugna l’esempio dei tempi antichi, tante volte, purtroppo non si rende conto che neppure lui stesso è in grado davvero di vivere come lo si faceva una volta. I miei ricordi arrivano a quella che erano le comunità all’inizio degli anni ’80, quando i locali erano piccoli e spesso affollati. Quando si cercava di fare con quello che si aveva senza troppe pretese. Ricordo di un pastore che, senza patente arrivava al culto con la vespa special, e che al lunedì mattina andava a lavorare come manovale, che ha continuato a fare fino al giorno della pensione. Un pastore che non sapeva usare espressioni e parole ricercate, ma che comunque sapeva condurre una chiesa con la semplicità. Erano pastori che sapevano ancora parlare con le persone, anche quando non erano sul pulpito e che sapevano dare una parola di conforto che non costa nulla, ma può aiutare molto. Gli stessi pastori che vorrebbero i “tempi antichi”, vivono o saprebbero vivere in quella maniera?
Prima di citare i tempi antichi, bisognerebbe che ognuno si facesse un esame di coscienza, domandandosi, cosa intende con tale espressione, oramai troppo inflazionata, che a volte nasconde una incapacità di vivere il presente.
Il passato può insegnare, ma meglio pensare all’oggi.