martedì 28 dicembre 2010

B. C.

Ero un ragazzo molto triste e solo. A causa dell’ultima guerra mondiale, durante la quale ho subito un trauma psicologico, e in seguito col
trascorrere degli anni, prese piede in me un male mentale, una malattia allora ancora poco nota: la depressione.
All’età di 14 anni conobbi un mio coetaneo, figlio di credenti. Diventammo grandi amici. Lui era benestante mentre io ero povero e orfano di padre. A causa della guerra finita da poco, c’era grande miseria, io ero privo di scarpe e mal vestito. Quando mi portò a conoscere i suoi genitori, questi mi accolsero con tanto amore. Si presero cura di me aiutandomi anche economicamente, trattandomi praticamente come un figlio. Posso dire che vivevo quasi sempre con loro e più li frequentavo e più aumentava la mia conoscenza del Signore. Iniziai, infatti, a frequentare regolarmente la chiesa. Nonostante tutto, però, continuavo a essere triste e il mio problema, la depressione, non mi abbandonava. Ma nel mio cuore c’era anche una profonda convinzione: la certezza che un giorno il Signore Gesù mi avrebbe liberato.
A 21 anni mi sono sposato e dal matrimonio sono nati 4 figli e poi 9 nipoti.
Ho cercato sempre di tenermi impegnato ed occuparmi di qualche attività nella chiesa, frequentando tanti pastori. Ho ricevuto mansioni adatte alle mie capacità, compiti pratici e spesso a contatto con i giovani. Ho svolto questi impegni sempre con tanto entusiasmo e, grazie a Dio, ottimi risultati avendo una predisposizione naturale nell’ avvicinare i giovani. In qualche modo mi sentivo realizzato, ma dentro di me c’era sempre un vuoto... Un vuoto a forma di DIO che solo Lui avrebbe potuto riempire!
Durante una riunione di evangelizzazione della chiesa di Sassuolo, la testimonianza di una sorella toccò il mio cuore. Ella raccontò che per lunghi anni era stata vittima della depressione, finchè il Signore la liberò in maniera meravigliosa. Tornato a casa, mi sentivo disperato e assillato da un pensiero che non mi lasciava vivere: la necessità di fare un bilancio della mia vita che risultava inesorabilmente negativo.
Chiesi a Dio di morire, ma anche di concedermi anche un solo giorno di pace e di salvare la mia anima.
Quella richiesta cambiò la mia vita. Finalmente si realizzò la mia speranza di guarigione in Gesù. Il Signore fu buono e fedele.
Non posso spiegare a parole cosa accadde.... Confessai i miei peccati a Gesù, sentì una presenza nuova in me. Proprio come è scritto nella Bibbia, sentii come una spada a due tagli che mi attraversava dalla testa ai piedi.
Nel mio cuore entrò tanta pace, quella che per anni avevo desiderato. Finalmente il Signore mi liberò da una schiavitù che era durata 62 anni e che mi aveva incatenato e messo la morte nel cuore.
Il Signore, nella Sua Parola, promette fiumi d’acqua viva. Ho realmente realizzato questa promessa.
Quando Gesù stava sulla terra e guariva e liberava le persone da spiriti immondi, diceva di andare e raccontare quello che Egli aveva fatto.
Il cuore allegro rende felice il volto‘ - (Pr 15:13). Il mio volto non era più triste. Una grande gioia era in me, una energia nuova, non ero più depresso, ma pieno di vita a tal punto che i miei figli si preoccuparono e consultarono velocemente uno psichiatra senza capire che Dio aveva cambiato la mia vita. Non era più possibile confrontare quello che ero prima e dopo l’intervento divino.
Gesù ha dato un senso alla mia vita, Egli ha posto rimedio a tutti i miei errori.
Quando il Signore Gesù vi farà liberi, sarete veramente liberi.

UN SORRISO TERAPEUTICO

Ricordo un episodio. Stavo con mio nipote Andrea a pranzare in un ristorante. Mentre eravamo seduti, a parlare di cose spirituali, si avvicinò una cameriera con in mano il menù per le ordinazioni. Aveva il volto molto triste. Notammo il suo sguardo assente... Quando chiesi ad Andrea cosa voleva da magiare, come al solito lui mi rispose :” Nonno, quello che prendi tu, prendo io”.
Mi rivolsi, dunque alla cameriera e le dissi:” Due bistecche.... al sorriso”:
Dopo un attimo di stupore, Andrea scoppiò a ridere e il volto della cameriera si rischiarò. Non più triste, ma sorridente! Una battuta che servì, poi, per dirle: “Gesù ti ama, sorridi”.

BC


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